Nel 2021 Edelman ha raggiunto il miliardo di dollari di fatturato, diventando la più grande società di consulenza in comunicazione e pubbliche relazioni al mondo. Non proprio fricchettoni che predicano fiducia ai semafori, insomma.
Una ragazza sfrontata azzarderebbe: “Cosa fa Edelman di tanto irrinunciabile, a parte i dollari?”.
Dal 2000, Edelman pubblica un rapporto annuale che misura i livelli di fiducia e credibilità percepiti tra la popolazione nei confronti di governi, media, organizzazioni non governative e società.
Il Report di quest’anno è stato costruito attraverso oltre 36.000 interviste online su un campione di 28 Paesi.
La ragazza sfrontata potrebbe insistere: “A cosa serve sapere di chi e quanto si fidino le persone?”.
Nella stragrande maggioranza dei casi, la fiducia orienta le nostre scelte, tutte: le persone che frequentiamo, i prodotti che acquistiamo, quanto spendiamo, il cibo che mangiamo, la musica che ascoltiamo, i partiti che votiamo, e così via.
Il Report di Edelman, tra i tanti rilievi, racconta che sempre più italiani scelgono posto di lavoro e brand da acquistare, o su cui investire, in base ai propri valori e convinzioni.
Conoscere costantemente su quali coordinate viaggi la fiducia, è una risorsa preziosa a tutti i livelli: comprensione del mondo, da un lato, un vantaggio competitivo dall’altro.
Un tipo apprensivo potrebbe allarmarsi: “Cosa dice il Report, siamo messi male?”.
Prima di flagellarci, teniamo presente che il dato in sé serve a poco, la differenza la fa l’azione che si costruisce su quel dato.
In generale, nel suo Report sulla fiducia Edelman ci dice innanzitutto che ci fidiamo meno dei media e dei governi. Lo immaginavamo, ma scopriamo il perché.
Il comune denominatore è la comunicazione. Per mantenersi a galla, molti player della comunicazione battono la strada sporca e sicura (per oggi) del clickbait, per cui attratti da titoli sensazionalistici, ci capita di finire su contenuti inconsistenti, se non addirittura fasulli (fake news).
La politica stessa fa fatica a resistere agli ammiccamenti della comunicazione digitale, e mentre naviga questa melma a caccia di consensi, si perde per strada vari pezzi di spessore e credibilità. I populismi riescono in questo modo a catturare in breve tempo un seguito molto ampio, che tende poi a disperdersi in un tempo altrettanto breve, contribuendo all’instabilità politica.
I più positivi cercherebbero i punti di forza: “In cosa crediamo, allora?”.
Sta crescendo LA FIDUCIA NELLE IMPRESE e nelle ONG.
Questo è un punto di grande attenzione: gli italiani, in particolare, individuano nell’ambito del lavoro i soggetti a cui fare riferimento quando si parla di fiducia. In Europa siamo tra i Paesi con i più alti indici di fiducia verso colleghi, datori di lavoro e CEO. L’avreste mai detto?
La LEADERSHIP SOCIALE è ora una funzione fondamentale del management, da cui ci si aspettano risposte e prese di posizione in azienda e nel pubblico dibattito, su temi come l’equità degli stipendi, le discriminazioni, il cambiamento climatico.
Se da una parte diventa sfidante e strategico per le aziende emanciparsi, accettando questo allargamento del ruolo, dall’altra è evidente che senza interventi chiari, efficaci e strutturali da parte delle istituzioni, la strada sarà lenta e assai impegnativa.
Diventa molto interessante vedere QUALI DIRIGENTI, portando avanti quale visione, si dimostreranno all’altezza dell’enorme sfida di questo tempo, anche in virtù di quanto emerso dalla lettura dei dati sulle Grandi dimissioni.
Come sopra, la lettura dei dati non basta, serve agire sulla base di una strategia.
Qualcuno potrebbe pensare: “Ma le persone non dovrebbero preoccuparsi di conservare il posto di lavoro, anziché pensare ai cambiamenti climatici?”.
Punto molto interessante, emblema di questo tempo: il Report di Edelman restituisce una preoccupazione diffusa più per il futuro del proprio Paese che per quello personale.
Sul lavoro c’è una lettura ancora più interessante. Prima della pandemia erano la delocalizzazione delle fabbriche e l’automazione ad allarmare le persone. Oggi si teme di NON ESSERE SUFFICIENTEMENTE FORMATI.
Questo significa anche che è cresciuta la consapevolezza verso i grandi cambiamenti degli ultimi anni, con la conseguenza che formazione continua e RESKILLING sono considerati beni di prima necessità, sui quali si valuta in modo crescente la credibilità e l’adeguatezza di un’azienda rispetto alle proprie esigenze.
Nel corso del World Economic Forum è stato ribadito che la ripresa economica mondiale passerà attraverso nuove professioni, di cui almeno la metà oggi ancora non esistono.
Su questo passaggio vale la pena FERMARSI A RIFLETTERE per qualche ora.
Un pensiero potrebbe attraversare un inquieto: “Ci dobbiamo preoccupare?”.
È diverso, ce ne dobbiamo occupare!
Qui trovi il Report completo di Edelman sulla fiducia: https://bit.ly/3UEDxcw.